Quattro Meditazioni di un’ora e mezza l’una precedute dalla preghiera di inizio, ogni giorno Lodi, Celebrazione Eucaristica, il sabato anche Adorazione Eucaristica e dialogo con S. E. Mons. Santo Marcianò, Arcivescovo di Rossano-Cariati. Quando sono arrivato a Loreto ed ho visto il programma previsto dalle ore 16,00 di venerdì alle ore 12,30 di domenica ho pensato che Lui è sicuramente Santo di nome e di fatto, ma che noi, piccoli volontari unitalsiani, saremmo stati messi a dura prova! Poi siamo entrati nell’Auditorium Illirico e il tempo non è più esistito, c’eravamo solo noi, più o meno 450 persone tra platea, galleria e palchi, a condividere l’Amore del Signore. Non abbiate timore (parola ricorrente in queste giornate!) non vi farò il riassunto di ciò che ci è stato comunicato, perché, come sempre, le meditazioni verranno al più presto pubblicate sul sito nazionale, e perché non riuscirei a portare che una piccola parte di quanto è stato espresso con il cuore, l’amore, e si, anche le parole da S.E. Mons. Santo, perché tutto di Lui esprimeva in ogni istante la partecipazione attiva e il suo credere intensamente.
Tema: la preghiera che cambia la vita, il consegnarsi totalmente al Signore con l’”Eccomi” di Maria, il sofferente nella società di oggi, tutto visto nell’ottica del servizio cui siamo chiamati noi unitalsiani, per essere “Operatori di speranza”. E la speranza è:
preghiera = relazione con Dio;
azione = conversione a Dio;
sofferenza = segno da Dio;
fede e carità = giustizia di Dio.
Il tutto con Genesi 15 (1-6) e Spe Salvi come punto di partenza. Non posso tacere del Saluto di S. E. Mons. Giovanni Tonucci, Arcivescovo di Loreto, che dopo avere aperto i lavori con la preghiera insieme a noi, ha cominciato così: “Sono Fortunato. So cosa mi chiederà il Signore quando sarò davanti a Lui. Spero di rispondergli di si quando mi chiederà se ho fatto qualcosa per i malati e i pellegrini, perché loro vengono qui, non li devo neanche cercare, devo solo essere qui per riceverli. E anche voi siete fortunati, perché avete scelto di essere volontari per i malati e i pellegrini, dovete solo essere competenti per assisterli e aiutarli, senza ferirli, portando testimonianza cristiana, ognuno con il proprio ruolo, senza farvi notare, ricordando che i malati sono sempre con noi, non solo nel ritiro e nel pellegrinaggio, ma nella vita di ogni giorno di tutti noi. E quando verrete qui, cercatemi e ditemi: io sono dell’Unitalsi; in me avrete un amico”.