"Sia fatta la tua volontà........"

Se nn ricordo male da qualche parte qui sul forum già si era discusso riguardo il significato del Padre Nostro... adesso mi vorrei soffermare in particolare sulle parole "sia fatta la tua volontà".......

Spesso capita di pregare meccanicamente, senza tener conto del profondo significato delle parole che pronunciamo!!
Penso sia giusto pregare gustando la profondità e la bellezza di ciò che le nostre labbra pronunciano... solo così, secondo me, si può trarre beneficio dalla preghiera.

"Sia fatta la tua volontà"....... quest'espressione mi fa pensare ad un totale abbandono, ad un totale affidamento del timone della nostra vita nelle mani di Dio... quest'affidamento mi fa pensare che tutto ciò che potrà verificarsi nella mia vita sarà solo ed esclusivamente per il mio bene... TUTTO... anche quello che in questo momento può sembrarmi negativo!!

Credo che la nostra difficoltà ad affidarci totalmente a Lui derivi principalmente dalla nostra visuale limitata... i nostri progetti, i nostri desideri nn sempre sono in linea con il progetto di Dio... i nostri sono traguardi, nella maggior parte dei casi, materiali... spesso facciamo scelte che poi si rivelano sbagliate e ci procurano solo una grande sofferenza....

... se tutti riuscissimo a comprendere questi nostri limiti riusciremmo ad affidarci completamente a Lui e le nostre richieste sarebbero sempre legate a ciò che Lui ritiene sia più giusto per noi!

Sia fatta la tua volontà Signore.

Perchè tu conosci la debolezza del cuore dei tuoi figli

e a ciascuno concedi solo il fardello che puo’ sopportare.

Che tu comprenda il mio amore,

perchè è l’unica cosa che possiedo realmente,

l’unica cosa che potrò portare con me nell’altra vita.

Fa che esso si mantenga coraggioso,

puro e sempre vivo,

malgrado gli abissi e le trappole del mondo.

P. Coelho

Tempo fa qualcuno mi raccontò una storiella al riguardo della Croce, più o meno era così:

Gesù era già risorto e salito al Cielo, lasciando gli apostoli e chi lo aveva conosciuto nello sconforto dell'abbandono, professarsi "Cristiano" voleva dire patire le pene di quel Cristo che ora "non c'era più", mettere a rischio la propria vita per testimoniare un Uomo e cose di questo tipo che tutti noi sappiamo della storia della Chiesa.
San Pietro, oberato dal peso della sua "missione", fondare la chiesa di Cristo, esserne "pietra angolare", preso da stanchezza un bel giorno si rivolge a Gesù in preghiera e si rammarica per il peso della croce che gli è stata affidata dal Padre.
Gesù, o per meglio dire il Padre, lo ascolta e mosso a pietà lo rapisce in Cielo, lo accoglie, lo abbraccia, lo ascolta, poi presolo per mano lo accompagna in uno stanzone grandissimo, molto luminoso pieno di cataste di croci, croci di ogni misura e peso, forma e colore, e gli dice:" Senti Pietro, a ogni uomo che ho creato, gli ho affidato una croce, ora visto che quella che ti ho affidato, la reputi eccessiva per le tue forze, mi rendo conto che forse ho atteso da te di più di quello che potevi, ora per scusarmi con te, lascia qui la tua croce e prendine una che reputi più adatta per le tue forze, ti lascio scegliere."
San Pietro, incredulo, preso da gioia, abbandona subito subito la sua croce ed incomincia a girare per questa stanza a provar croci come si farebbe a provar vestiti; il tempo passa e San Pietro si può dire che le prova tutte, ma questa è scomoda, questa è troppo leggera, questa è troppo lunga, alla fine torna al Padre con una croce un pò ammaccata, ma che alla fine si poggia bene sulla sua schiena e dice al Padre: "penso che questa sia un pò meglio"
Sorridente il Padre lo abbraccia, lo bacia, San Pietro sente tutto l'Amore che Cristo gli aveva insegnato nei tre anni che avevano condiviso, e così il Padre gli dice:"Pietro, ma non riconosci quel pezzo di legno che ti sei abbracciato? Non riconosci la croce che avevo fatto apposta per te? Pietro quella croce che mi avevi portato è la stessa che stai riprendendo, io non ti chiedo di più di ciò che mi puoi dare, e ti do tutto ciò che è per te."
Pietro allora comprende quanto sia stato amato dal Padre, che quella croce a lui affidata era proprio sua.
Tornato sulla terra torna a testimoniare il Risorto con una forza che non si ricordava, non sente più quel peso, ma sente che quel "giogo" è leggero perché lo ha accettato, ha accettato l'Amore che il Padre gli ha dato per averlo accanto a se in Paradiso.

Nei momenti in cui sento questo peso, il peso di questa piccola croce, ripenso a questa storiella, che può essere intesa anche solo come storiella, e poi mi dico:"ma se Credo ed io Credo o almeno cerco di credere, perché non affidarmi alla Sua Volontà, ed allora si Signore sia fatta la tua volontà"

Il "sia fatta la tua volontà" è una espressione che spesso siamo portati a non comprendere.. non condanno chi nei momenti di sconforto, nei momenti di difficoltà, chi nei momenti in cui si perde il lume della speranza, possa passarci su senza coglierne il significato, piuttosto ammiro chi riesce a farne il motto della propria vita.
In questi giorni è venuto a mancare il Vescovo della diocesi di Frosinone e mi ha colpito molto il fatto che lui abbia scelto come motto nel momento in cui è diventato Vescono, "In Manus Tuas". Lo ha scelto ed ha saputo onorarlo fino alla fine, anche nel momento della malattia che lo ha portato alla morte.
In Manus Tuas Domine, ecco quello che dovremmo dirci e ripeterci ogni momento della nostra vita.
La storiella delle croci la sapevo già, ma penso che dobbiamo stare attenti a farla nostra perché potremmo cadere nel pietismo. Pensare di avere una croce, piccola o grande che sia, alcune volte è un pretesto per giustificare un nostro stato d'animo.

Impegniamoci a capire quando in realtà sulle spalle non portiamo una croce, ma solo un mantelllo di petali di rose.

Buona giornata a tutti

xox piero

Caro Piero concordo appieno con te, infatti il senso della croce sta nell'accettazione della nostra vita che ci è stata donata e che alle volte disprezziamo, la vita intesa di tutto, gioie e dolori.
Un contadino una volta disquisendo su un peperoncino mi spiegò che ad un certo punto della crescita di questa pianta, per ottenerne un gusto più forte e robusto, la faceva soffrire un pò togliendogli pian piano l'acqua, altro accorgimento era quello di arricchire il terreno con sterco di pecora che è più forte e che normalmente le piante le brucia, e poi al momento giusto coglierla.
Aveva proprio ragione, i suoi peperoncini erano proprio forti, sia secchi che freschi e ti davano una carica ed un calore che in inverno ti portavano a sciogliere la neve.
Quella piantina di peperoncino non ha sofferto invano, ma con lo scopo di allietare il palato del contadino.
Signore fa che io ti allieti.